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Letteratura Italiana di Scienze Infermieristiche

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Pedrazzini Alice. La percezione della figura e del ruolo dell’infermiere di famiglia e di comunità nell’ambito delle cure primarie tra i medici di medicina generale dell’ATS città metropolitana di Milano. Italian Journal of Nursing 2017;20(22):38–42. 
Added by: Antonina Ingrassia (18/03/2019, 08:40)   Last edited by: Antonina Ingrassia (06/04/2021, 15:09)
Resource type: Journal Article
BibTeX citation key: Pedrazzini2017a
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Categories: Gruppi occupazionali, Infermieristica di comunità
Subcategories: Cure primarie, Infermiere di famiglia, Medici
Creators: Pedrazzini
Publisher:
Collection: Italian Journal of Nursing
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Abstract

(Trascritto dall’articolo).                                                                                                                                             
Background. In Italia si è ormai accertata l’insostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale cosi come lo abbiamo sempre conosciuto fino a oggi: si consideri, infatti, che solo per il territorio lombardo le malattie croniche incidono per più del 70% sulla spesa sanitaria globale e riguardano circa 3,5 milioni di pazienti, pari al 30% della popolazione e, di questi, circa il 37% è ricoverato impropriamente in strutture per acuti. Il modello ‘ospedalocentrico’ basato su prestazioni in acuto non può più essere considerato come modello di riferimento per rispondere ai bisogni di salute attuali e futuri. E’ qui che entra in gioco L’Infermiere di famiglia e di comunità, figura disegnata dall’Organizzazione mondiale della Sanità Europa 2001 in una visione programmatica di lungimiranza per ridurre i costi personali e sociali della malattia e per garantire la sostenibilità dei sistemi sanitari. Obiettivi. Questa indagine descrittiva, infatti, si propone di rilevare la percezione del ruolo e della figura dell’Infermiere di famiglia e di comunità (IFEC) da parte degli attuali protagonisti dell’assistenza nell’ambito delle Cure primarie, i Medici di medicina generale (MMG) dell’ATS (Agenzia di tutela della salute) Città Metropolitana di Milano. Lo scopo generale è creare un canale di comunicazione tra queste due figure, mentre l’obiettivo specifico consiste nel tentare di definire meglio il ruolo e la figura dell’IFEC. Metodi. Inizialmente, si è condotta una ricerca in letteratura con lo scopo di riassumere quello che ad oggi è stato pubblicato a riguardo. A tale scopo sono state consultate le banche dati PUBMED e Cochrane con le seguenti parole chiave: Primary Care, Family Nursing, Case Manager, Family Nurse Practitioner, Community Nursing, Enfermeria de Familiar Y Comunitaria. Tuttavia poco è emerso dall’analisi della letteratura il che suggerisce quanto sia di recente introduzione tale concetto. La ricerca si è concentrata, quindi, su testi di pubblicazione internazionale, come quelli redatti dall’Organizzazione mondiale della Sanità, o sulla normativa che regola e indirizza i cambiamenti recenti per la Regione Lombardia, come la Legge Regionale n° 23/2015 o la Delibera sulla Cronicità n° X –4662; inoltre si è fatto riferimento a riviste come l’Italian journal of Nursing (IJN) rivista ufficiale della Federazione IPASVI, Quotidiano Sanità il primo quotidiano on line interamente dedicato al mondo della sanità o a Doctor News33 il quotidiano elettronico italiano dedicato al mondo medico. Grazie alla collaborazione di alcuni medici, che si occupano dell’organizzazione di corsi ECM (educazione continua in medicina) per i propri colleghi, mi è stato permesso partecipare a diversi corsi di aggiornamento professionale. In queste occasioni ho potuto reclutare MMG dell’ATS Città Metropolitana di Milano e, presentando il progetto di tesi, ho proposto loro la compilazione, in completo anonimato, di un questionario, lo stesso utilizzato dall’Associazione infermieri di famiglia e di comunità (AIFEC) in un’altra occasione, occasione che, aveva visto una buona partecipazione di colleghi infermieri ma una scarsissima adesione tra il mondo medico (Obbia P. et al, 2014). Il questionario, sottoposto a validazione di facciata, è strutturato in due parti delle quali la prima articolata in otto domande chiuse finalizzate ad indagare aspetti socioanagrafici dei rispondenti (regione, ente di appartenenza, ruolo professionale, anni di anzianità sul territorio, percorso formativo affrontato, titolo posseduto, sesso ed età anagrafica). Come si può notare, il questionario è stato adattato al contesto di indagine solo ed esclusivamente nella domanda numero 2 riguardante l’ente di appartenenza; gli item restanti non sono stati modificati per non andare ad alterare la struttura originaria del questionario. La seconda parte indirizzata a esplorare il livello di conoscenze e percezioni riguardo la figura dell’ IFEC (ricadute sociosanitarie, ambiti di autonomia professionale, contesto operativo ecc.), il tutto sempre attraverso domande chiuse (con possibilità di risposta “si, no, non so” o di espressione del grado di accordo/disaccordo). L’ultima parte comprende un brevissimo questionario sulla chiarezza, completezza e neutralità del questionario stesso e una domanda a risposta aperta per permettere, là dove desiderato, la libera espressione di opinioni o riflessioni. Risultati. Dall’analisi dei dati emerge una difficolta da parte dei MMG a reperire informazioni aggiornate rispetto all’evoluzione di ruoli professionali, oggi, in continuo cambiamento. Tuttavia, si delinea un atteggiamento propositivo da parte del maggior numero di medici, pronti a condividere alcune competenze come la prescrizione di presidi sanitari e per l’incontinenza o la prescrizione di materiale per le medicazioni; consenzienti rispetto all’attivazione diretta, da parte dell’IFEC, di consulenze specialistiche; unanimi nell’attribuire un forte ruolo preventivo nel riconoscimento di problematiche famigliari insieme a un forte ruolo educativo nel proporre aree di miglioramento per la comunità assistita e strategie di promozione della salute; concordi nell’attribuire all’IFEC un riconoscimento economico superiore a quello percepito dagli infermieri che oggi lavorano in ambito territoriale; disposti, dunque, a riconoscere in modo ufficiale autonomia professionale per le funzioni di competenza proprie dell’Infermiere di famiglia e di comunità. Conclusioni. Emerge, dunque, una nuova consapevolezza circa la figura dell’IFEC come evoluzione del ruolo infermieristico che, in seguito all’acquisizione di competenze avanzate, passerebbe da una funzione esclusivamente prestazionale ed esecutiva a una gestionale, organizzativa ed educativa. L’auspicio è che ogni infermiere acquisisca maggior consapevolezza nell’abbandonare la logica gerarchica per perseguire un logica di governance responsabile, prevedendo progettazioni e sperimentazioni di alcuni ruoli che, fino ad oggi, rimanevano esclusivi di alcune discipline, e che i cambiamenti che verranno saranno consoni allo sviluppo di un modello di Cure primarie che riconosca il contributo dell’Infermiere di famiglia e di comunità e che sia realmente centrato sul benessere del cittadino e sulla salute complessiva della comunità.


  
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