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Letteratura Italiana di Scienze Infermieristiche

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Campanello Laura. Cogito ergo sum o sono dunque penso? Il punto di vista della filosofia. Z-PER-REVISIONE-La rivista italiana di cure palliative 2022;24(4):192–195. 
Added by: admin (17/04/2024, 16:15)   Last edited by: admin (22/04/2024, 12:13)
Resource type: Journal Article
BibTeX citation key: Campanello2022
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Categories: Etica, Legislazione
Subcategories: Biodiritto, Diritti dei pazienti, Rapporto operatori sanitari-paziente
Creators: Campanello
Publisher:
Collection: Z-PER-REVISIONE-La rivista italiana di cure palliative
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Abstract
(Trascritto dall'articolo).
Il fatto di esistere e vivere implica di per sé che l’individuo compia delle scelte legate al proprio modo di vivere (e presto o tardi anche al proprio modo di morire). A volte queste scelte possono essere fatte inconsapevolmente, dettate dalla condizione in cui ci troviamo, dalla fretta, dalla paura, dal desiderio, come possiamo anche permetterci di evitare di scegliere in maniera chiara e cosciente per tutta la vita in modo da lasciare che siano le situazioni a scegliere per noi o addirittura siano altri che scelgano al posto nostro. Possiamo cioè permettere che gli eventi e le correnti emotive e personali e collettive decidano le nostre priorità, il nostro stile di vita, le nostre direzioni e le nostre strade. Ma sull’onda del nostro esistere e nelle decisioni, o non decisioni, che governano la nostra vita raramente ci fermiamo a chiederci che motivazioni ci muovono, che desideri ci animano, cosa dà senso e significato alla nostra vita; sembra che prendere sul serio l’esistenza, pensare ad essa, orientarla, nutrirla e assaporarla sia affare di pochi. Questa consapevolezza spesso sfuggita ed evitata arriva in maniera prepotente di fronte allo squarcio che la morte di un proprio caro o la malattia propria o altrui impone ed è proprio in quel momento che la vita viene presa in mano per la prima volta con lucidità e chiarezza: la vita ci chiede conto di come la abbiamo vissuta e noi chiediamo conto a lei del suo procedere proprio nella presa d’atto che potremmo perderla o già abbiamo perso ciò che davamo per scontato. Soprattutto quando l’essere umano si confronta e si deve occupare di questioni legate alla salute e alle scelte ad essa connesse, emerge da ciascuno di noi ciò che intendiamo per benessere, guarigione, speranza, dignità, destino etc. In una parola viene fuori la nostra biografia fatta di storie familiari, di educazione, cultura ed esperienze. Da tutto questo non siamo certo esenti quando abbiamo ruolo di curanti per cui se vogliamo offrire un processo di cura basato sulla comunicazione, trasparenza e alleanza terapeutica dobbiamo scegliere di aprirci a dialogo col paziente e i caregivers, di utilizzare il tempo a disposizione per il dialogo come “tempo di cura” così come stabilito dalla legge 219/2017. Ed è proprio la comunicazione continua durante tutte le fasi della malattia tra il paziente e il curante il fulcro di questa legge, infatti gli effetti di questa circolarità porta anche a rivedere le scelte fatte in tutte le fasi della malattia anche nella fase finale di aggravemento o successive in cui ciò che era stato deciso in precedenza risulta essere inaccettabile per il paziente o per il curante.
  
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