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Letteratura Italiana di Scienze Infermieristiche

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Balzan S. Riconoscimento (e abbandono). AICO. Organo ufficiale dell'associazione italiana infermieri di camera operatoria 2022;34(2):157–161. 
Added by: Sandro Filardi (05/01/2023, 16:12)   
Resource type: Journal Article
BibTeX citation key: Balzan2022
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Categories: Filosofia, Metodologia dell'assistenza infermieristica
Subcategories: Filosofia dell'assistenza, Presa in carico, Relazione di aiuto
Creators: Balzan
Publisher:
Collection: AICO. Organo ufficiale dell'associazione italiana infermieri di camera operatoria
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Abstract
Riconoscimento è una parola dalla polisemia ricca che racchiude significati talvolta distanti tra loro, più sbiaditi o più accentuati, secondo l’uso letterario della lingua più recente. Nei secoli si è consolidata la coabitazione di sensi ora opposti ora complementari, di certo responsabili di una complessità del concetto, il riconoscimento appunto. Gli infermieri, che degli esseri umani hanno il compito di diventare esperti, percorrono questo genere di approfondimenti con il piacere di avanzare le proprie competenze e contribuire all’evoluzione della professione. Gli infermieri delle sale operatorie e di tutta l’area critica sono naturalmente esperti in specialità e da tempo in attesa di un riconoscimento adeguato. L’intera popolazione mondiale si è accorta della professione infermieristica, riconoscendola come si riconosce qualcosa che torna alla memoria, però modificata dal tempo che è passato. A questo processo di riscoperta hanno fatto seguito sentimenti collettivi, di consenso, di gratitudine e di lode.
L’interrelazione infermiere-paziente è sempre territorio di scambio, non c’è mai un “fare per” o un “ricevere” tout-court. Anche in questo caso, laddove il cittadino ha trovato un rifugio psicologico in una figura professionale che con coraggio affrontava una situazione spaventosa per chiunque, l’infermiere, in cambio, si nutriva del suo consenso, del suo riconoscimento per “non mollare” e per “farcela”.
La questione della lotta
Gli infermieri conoscono la delusione, intesa come primo livello dell’umiliazione ed hanno già imboccato in passato la strada della mancata approvazione che conduce alla trasparenza, alla non-esistenza (Mortari, 2017).
Nelle lotte di riconoscimento le persone s’impegnano al contempo, ma in proporzioni e modi mutevoli, come esseri umani, come cittadini o come rappresentanti di una precisa comunità (Fistetti, 2008).
Rituali di un riconoscimento
L’uomo costruisce la propria individualità vivendo una relazione intersoggettiva con il prossimo (Renault, 2017), i soggetti sociali sono legati da un rapporto di mutuo riconoscimento in cui si spendono sentimenti forti come l’amor proprio e la stima. Il problema dell’identità è il primo messo in scena nel discorso del riconoscimento e si muove all’interno delle due forme grammaticali attiva e passiva legate al processo del riconoscere: è nel momento in cui realizzo la mia identità autentica che chiedo di essere riconosciuto e se, per buona sorte, lo sono, provo riconoscenza per coloro i quali hanno riconosciuto la mia identità riconoscendomi (Ricoeur, 2005).
E’ bene che ogni occasione di riconoscimento in termini di scoperta (o riscoperta) da parte della società, sia in grado di lasciare un ricordo dignitoso del soggetto che si è distinto e ciò per permetterne una successiva immaginazione positiva.
Riflessioni conclusive
Le nostre identità, individuali e professionali, soffrono di incompiutezza cronica, il riconoscimento permette di assumere un significato di fronte a sé stessi e agli altri. L’essere ha bisogno delle proprie interrelazioni con gli altri per percepire e riconoscere sé stesso attraverso il confronto e la cura delle differenze. Una società corretta, o meglio, opportuna, non elargisce approvazione, ma si adopera affinché i suoi membri si allenino ad avere valore ai propri occhi e a quelli altrui, mantenendosi, così, liberi da qualsiasi dipendenza.
(A cura di Sandro Filardi).
  
Notes
Articolo contenuto nella sezione Filosofia del Nursing
  
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