(Trascritto dall’articolo).
Le infezioni correlate all’assistenza (di seguito ICA) hanno rappresentato e rappresentano tuttora un centrale indicatore della qualità del servizio sanitario, vieppiù nell’epoca della sicurezza delle cure e di elevati standard scientifico-tecnologici nella loro articolata erogazione. La definizione di ICA, pur rimanendo valida soprattutto per le classiche infezioni batteriche, rimane di riferimento, almeno da un punto di vista di criteriologia causale, attraverso l’esclusione di altre fonti di infezioni; l’assenza di segni e sintomi correlati in fase di accettazione; la compatibilità tra il patogeno, la via di inoculazione, i tempi di incubazione e la sede di malattia; la ragionevolezza logico-scientifica di contagio in ambito sanitario. Secondo una dizione da risk management, che può correttamente e opportunamente versarsi in ambito giuridico, le ICA andrebbero descritte come eventi avversi, di potenziale detrimento all’utente, di cui rilevano la prevedibilità e la prevenibilità. Definirle asetticamente complicanze, e così ritenere che siano una conseguenza naturale di un percorso patologico, appare riduttivo e scorretto non solo nell’ottica del diritto, ma francamente anche della stessa medicina, non trattandosi di regolare – per quanto patologica – storia naturale, ma di “iatrogenesi clinica” . La complicanza intesa nel suo significato neutro e neutrale del comune dire è comunque irrilevante, poiché l’evento avverso guarda al danno iniuria datum attraverso le condotte nell’esatto adempimento dell’obbligazione, e, in caso, attraverso l’impossibilità della prestazione derivante da causa non imputabile, e del neminem ledere. Le ICA costituiscono così una causa autonoma e/o concorrente di morbilità e di mortalità, determinando un incremento massiccio dei costi diretti e indiretti sul servizio sanitario, rispetto al regolare percorso di cura, e dunque risultando un indicatore di pregio sotto moltissimi profili : quello igienico-sanitario, poiché di prima dipendenza rispetto alle pratiche di disinfezione e/o asepsi dei luoghi e degli strumenti e alle pratiche di disinfezione adottate dal personale; quello economico e finanziario, poiché si associano largamente al costo delle cure; o uno giuridico, rispetto alla pretesa positiva dell’individuo e della collettività, e ormai chiaramente come diritto alla sicurezza delle cure e all’autodeterminazione del singolo nel contesto della salute, tale da declinarsi, nella pratica, nella possibilità di domanda riparatoria; dunque, ad ampio raggio, quello medico-legale.