(trascritto dall’articolo).

L’elaborato propone una riflessione sulle strategie che potrebbero essere messe in atto per arginare la crisi che il sistema sanitario nazionale sta vivendo, ormai da diverso tempo, dovuta ad una serie di fattori economici e sociali, che rischia di compromettere l’intero sistema dei diritti in tema di tutela della salute. Partendo dall’analisi della spesa sanitaria degli ultimi anni, viene evidenziato che i cittadini italiani preferiscono ricorrere alla sanità privata in quanto più celere e, a tratti, più conveniente di quella pubblica. La novità di oggi tuttavia è che, i fondi integrativi sanitari, le casse mutue, le associazioni di volontariato e il “welfare comunitario”, nel loro insieme e dietro la spinta di disposizioni fiscali favorevoli, hanno iniziato a giocare un ruolo istituzionale nuovo: quello di voler rappresentare il secondo pilastro del sistema sanitario, ovvero della sanità “non istituzionale”. Sulla scorta di questo trend si suggerisce pertanto una via alternativa, uno strumento ibrido di collaborazione pubblico-privato quale è il c.d. “welfare aziendale”, pensato per dare sostegno al potere di acquisto dei dipendenti sotto forma di vere e proprie prestazioni utili al sostentamento e al mantenimento della persona, tra le quali, quindi, quelle sanitarie. In tal modo, tutti gli attori coinvolti, a partire dallo Stato, dalle comunità locali sino alle aziende private, possono contribuire sinergicamente a creare un “nuovo equilibrio” sociale, finalizzato non certo a sostituire il Sistema Sanitario Nazionale, unico, irrinunciabile e universale, quanto a renderlo maggiormente sostenibile rispondendo alle esigenze della collettività