Non si è ancora spenta l’eco della scomparsa di Ausilia Pulimeno, già presidente dell’OPI di Roma e direttore del Polo per l’Istruzione del CECRI. Messaggi di cordoglio e testimonianze di stima continuano ad arrivare da più parti.
Sulla rivista “Annali di Igiene: Medicina Preventiva e di Comunità” della Società Editrice Universo-Roma, di recente, sul fascicolo 5 (vol. 34, 2022), nella sezione “Public Health Lives”, è stato pubblicato un suo ricordo a firma del professor Gaetano M. Fara, dal titolo: “Celebrating Public Health Lives: Ausilia Maria Lucia (Lia) Pulimeno, to whom the Nursing and the Healthcare Worlds owe a lot”.
“Annali di Igiene”, peer reviewed, open access, ospita contributi scientifici dal mondo infermieristico, sia italiano che straniero.
L’articolo in questione è identificato dal doi 10.7416/ai.2022.2537 ed è liberamente scaricabile sia dal sito (https://www.annali-igiene.it/articoli/2022/5/10-Obituary-Pulimeno.pdf) che da PubMed.
Redatto in inglese, ecco la traduzione di alcuni brani:
“Questa rivista, che ha ospitato spesso articoli scientifici redatti da infermieri in diversi campi della Sanità pubblica, è stata profondamente rattristata dall’improvvisa scomparsa di Ausilia Maria Lucia (Lia) Pulimeno, che ha collaborato per molti anni con la nostra Redazione…
Nel 2010, è stata tra i fondatori del CECRI, Centro di Eccellenza per la Cultura e la Ricerca in Infermieristica dell’OPI di Roma, e anche membro del Consiglio del Collegio IPASVI di Roma (il più grande d’Italia), dove, poi, ha ricoperto il ruolo di Presidente per due mandati.
Collegio, Ordine e CECRI hanno contribuito e contribuiscono molto alla crescita della Professione infermieristica nel nostro Paese, sotto i diversi aspetti dell’assistenza, della ricerca, dell’insegnamento e del management. A differenza della storia dell’Infermieristica che, in Italia, risale al XIX secolo, la formazione infermieristica all’università è una conquista piuttosto recente. Infatti, fino al 1991, gli infermieri erano formati professionalmente nelle Scuole Regionali e il requisito per la loro frequenza era di appena 10 anni di scolarizzazione. L’unica occasione, quindi, per pochi eletti infermieri, in possesso del Diploma di scuola media superiore, per raggiungere i livelli superiori in Scienze Infermieristiche era di studiare all’estero o, in Italia, di frequentare i corsi biennali in una delle sole tre Scuole Universitarie ‘speciali’ che offrivano una formazione aggiuntiva nei settori della ricerca, dell’insegnamento e della gestione. Come l’Istituto di Igiene (oggi, Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive), con sede presso l’Università Sapienza di Roma, che, per primo, nel 1965, ha aperto una Scuola per Dirigenti dell’Assistenza Infermieristica (SDAI) con Itala Riccelli e Federica Brignone e, successivamente, Julita Sansoni. Da lì, su modello SDAI, altri atenei hanno aperto scuole, come l’Università Cattolica, con Irma Ballabio (1970) e l’Università degli Studi di Milano (1975) con Vera Maillard dell’OMS e, più tardi, con Marisa Cantarelli. Solo nel 1992, con la legge n.502/92, si è rivoluzionata la formazione infermieristica, richiedendo, ai candidati, il Diploma di scuola media superiore per iscriversi alle Sezioni speciali delle Scuole di Medicina delle Università, per il conseguimento della Laurea Triennale in Infermieristica (che rappresenta il requisito per l’esercizio dell’Albo degli Infermieri), e con ulteriori due anni per la laurea Magistrale in Infermieristica e Ostetricia (condizione necessaria per essere assunti come Dirigenti, ricercatori e insegnanti). Questo, senza dimenticare i diversi corsi di specializzazione e di dottorato (PhD) di alcune università.
Per soddisfare l’esigenza di docenti ad hoc in ambito infermieristico, le Università hanno iniziato ad offrire posizioni di Professore Ordinario, Associato e Assistente… Oggi, in ambito infermieristico, anche se il loro numero assoluto è clamorosamente insufficiente, sono 9 i Professori Ordinari, 20 gli Assistenti, 22 gli Associati.
A trent’anni esatti dalla della Legge n. 502/92, e dal progressivo passaggio delle Scuole per infermiere alle Università, si può affermare che la posizione sociale della Professione sia in rapida ascesa: gli infermieri sono più competenti ma anche più colti, meglio accettati dalla società e persino considerati come colleghi (e non semplici ‘esecutori di ordini’) dal mondo medico, in particolare per chi ha studiato anche all’estero: questo cambiamento è stato realizzato anche grazie alla Legge n.42/99 che ha eliminato il ‘Mansionario infermieristico’ o ‘Job description’ (dove gli infermieri non avevano alcuna autonomia, ma si limitavano a compiere le azioni descritte): con questa legge, l’Infermieristica è stata riconosciuta esplicitamente come Professione autonoma.
Lia Pulimeno, Presidente del più grande Ordine delle Professioni Infermieristiche del Paese, in questi anni difficili…, è stata tra i protagonisti indiscussi… La nostra collaborazione, andata avanti e approfondita anno dopo anno, è stata drammaticamente interrotta dalla morte: solo il ricordo di quanto fatto assieme può mitigare il dolore della scomparsa e spingerci a continuare a lavorare di più”.
Info: www.annali-igiene.it