“Stavolta è toccata ad una infermiera pediatrica dell’Umberto I, aggredita e malmenata con l’accusa di chissà quali nefandezze. Piena e totale solidarietà alla collega, ma ormai è un copione ripetitivo: aggressione, solidarietà alla vittima, sdegno, dichiarazioni autorità competenti: ma quando un fenomeno che sembra eccezionale diventa ripetitivo, allora ci si deve interrogare sulle sue cause strutturali, non solo sulla logica dell’emergenza: e meno male che la sicurezza ha, all’Umberto I, evitato il peggio”.
Lo dichiara il Presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Roma, Maurizio Zega
“Intanto – prosegue Zega – secondo una ricerca commissionata dalla Federazione degli Ordini delle Professioni Infermieristiche un terzo degli Infermieri attivi subisce aggressioni in un anno, un terzo: e di questi, quasi la metà neanche denuncia il fatto. Per sfiducia o che?
“Il succedersi degli episodi di violenza si dovrebbe contrastare con la riduzione della pressione sugli ospedali, con investimenti sulla sanità territoriale: ma anche questo sembra ormai un “mantra”, si ripete, si ripete, e poi? Non vogliamo – ha concluso il Presidente dell’OPI di Roma – tirare sassi e acuire la tensione purtroppo esistente, ma la situazione è davvero grave. Intanto, come abbiamo fatto insieme con l’Ordine dei Medici non più tardi di un mese fa, chiediamo di riconoscere ad Infermieri e Medici la qualifica analoga a quella di pubblico ufficiale, con la conseguenza che ogni aggressione è un oltraggio a pubblico ufficiale. E speriamo che anche questo non diventi un mantra”.