Egregio Dottor ALESSIO D’AMATO
Assessore Sanità e integrazione
Socio-Sanitaria della Regione Lazio
Egregio Assessore D’Amato,
con la proposta avanzata dalla Federazione nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche si apre, a nostro giudizio, una grande opportunità per avviare la macchina delle vaccinazioni di massa. Liberando infatti le energie dei colleghi impegnati nel SSR, in ipotesi per tre ore al giorno, e fuori dall’orario di servizio, superando il vincolo della esclusività, si avrebbe questo risultato:
• il numero degli infermieri dipendenti da SSR è attualmente fra le 25.000 e le 26.000 unità.
• È più che presumibile che almeno un terzo di questi colleghi risponderebbe all’appello che le Istituzioni potrebbero lanciare;
• si avrebbero quindi circa .8.300 vaccinatori altamente professionali a disposizione;
• questi possono, secondo gli ultimi dati, effettuare circa 6 vaccinazioni all’ora. Vale a dire 149.400 vaccinazioni al giorno
Non c’è bisogno di spiegarle il massiccio impatto positivo sulle operazioni di vaccinazioni di massa che ciò comporterebbe.
Si tenga presente che tale possibilità – quella di consentire agli infermieri dipendenti dal SSR di esercitare altrove la loro attività –ha già un precedente non soltanto nel personale addetto alle USCAR, ciò che le è certamente ben noto, ma anche nel ricorso all’istituto delle prestazioni aggiuntive con il quale molte aziende sanitarie richiedono lo svolgimento di attività fuori dall’orario contrattuale. Infine, la stessa legge di Bilancio n.178 del 30dicembre 2020 espressamente prevede l’utilizzo dell’istituto delle prestazioni aggiuntive per il personale infermieristico con tanto di relativa tariffazione.
Una considerazione a parte, ma di analoga importanza, riguarda a nostro avviso gli infermieri pediatrici, la cui competenza professionale li rende perfettamente in grado di adempiere alla vaccinazione di un soggetto adulto. Nel loro caso, non si tratta soltanto di liberare dal vincolo di esclusività i colleghi dipendenti dal SSR, ma anche di consentire che l’intera categoria – e dunque anche gli infermieri pediatrici liberi professionisti ovvero i dipendenti di strutture sanitarie non pubbliche – possa esercitare l’opera di vaccinazione come è indiscutibilmente in grado di fare con adeguata competenza.
Alla luce di queste considerazioni, siamo certi che la Regione Lazio vorrà predisporre tutti i procedimenti necessari per cogliere la straordinaria opportunità di risolvere, in tempi soddisfacenti, l’emergenza sanitaria presente: determinata non dalla carenza di vaccini – a breve in via di risoluzione – ma dal numero finora inadeguato dei soggetti in grado di somministrarli.
Certi di un suo cortese riscontro inviamo i migliori saluti.
Il Presidente O.P.I. Roma
Maurizio Zega