Il 14 marzo scorso, l’Ordine delle Professioni Infermieristiche-OPI di Roma ha ospitato il seminario: “Libera professione infermieristica. Per una scelta consapevole”.
Fabio Tettoni, libero professionista e direttore del gruppo infermieristico “InfermiereSì”, infatti, tiene abitualmente seminari sull’argomento, fornendo agli studenti delle varie Università romane gli strumenti per valutare le tante modalità di lavoro possibili, oltre che le scelte – legali e assicurative – da prendere in caso si decida di svolgere attività privata sul territorio.
Posso affermare che assistere alla lezione, presso la sede dell’OPI, è stato molto interessante anche per chi, come me, non è del settore, perché mi ha permesso di analizzare la questione e, in modo particolare, le varie leggi che, negli anni, hanno permesso all’infermiere di passare, da “semplice” figura assistenziale, a vero e proprio professionista. Solo nel 1994, infatti, (appena 30 anni fa…), venne individuato e istituito il profilo dell’infermiere, che finalmente smise di essere un “mestierante”, diventando un professionista. Tettoni ha ricordato il primo giorno di lezione presso la Scuola infermieri, in cui, insieme agli altri allievi, ricevette un Mansionario di ciò che poteva e, soprattutto, non poteva eseguire, se non sotto controllo del medico. Col passare del tempo, però, l’infermiere ha ricevuto sempre più plauso, arrivando a diventare un punto di riferimento per il paziente e un collaboratore essenziale per il medico. Oggi, per intenderci, sono gli operatori socio-sanitari (OSS) a compiere gran parte delle mansioni che, prima, venivano portate a termine dall’infermiere: quelle, appunto, citate nel succitato Mansionario, poi definitivamente abolito nel 1998. Tuttavia (come ha tenuto a precisare Tettoni), nonostante il necessario upgrade della Professione, gli infermieri non dovranno mai perdere il “contatto” con il paziente, continuando a prendersene cura sotto tutti gli aspetti. Non a caso, la libera professione è alquanto esplicita sulla questione: l’infermiere che si reca a casa dei pazienti diventa una figura familiare, un riferimento. Il libero professionista è “solo”, senza aiuti, e deve decidere sul momento, in caso di emergenze, come procedere per far stare meglio la persona assistita. Una sfida certamente allettante per chi vuole essere imprenditore di se stesso, ma anche per portare il proprio lavoro e esperienza ai massimi livelli.
Questo, continuando a tenere ben presente l’importanza dell’Ordine di appartenenza, che si occupa (tra l’altro) di monitorare il giusto comportamento da parte di chi svolge proprio la professione infermieristica.
Lo stesso presidente dell’OPI Roma, Maurizio Zega, è intervenuto per confermare la necessità della professione infermieristica, accentuando il numero crescente di richieste sul territorio, che porteranno ad un notevole sviluppo dell’ambito libero professionale in futuro. Nei prossimi anni, infatti, il numero degli anziani aumenterà, così come la richiesta di interventi a domicilio. L’evoluzione demografica vedrà crescere l’incidenza di patologie legate all’età: si passerà da un bisogno sanitario acuto ad una polipatologia cronica, che si tradurrà in un bisogno non ospedaliero, ma territoriale. Va da sé, la necessità sempre crescente di infermieri, anche libero professionisti (regolari, ovviamente e non dopo-lavoristi, privi di partita Iva, non legalmente abilitati a svolgere prestazioni domiciliari, rischiando, in caso di procurato danno, di non avere copertura assicurativa!).
“La professione infermieristica sarà sempre essenziale – ha precisato il presidente Zega -. E, al momento, c’è una grande richiesta di professionisti: su base nazionale, la differenza tra ‘ingressi’ e ‘uscite’ ha un segno negativo di circa -2000 unità. Non pensiamo che l’intelligenza artificiale potrà prendere il posto di un infermiere. La Professione ha una forte componente pratica, oltre che intellettuale. Per diventare infermieri bisogna studiare – continua Zega -, ma si tratta davvero di un lavoro unico, bellissimo. Certo, alla base della felicità professionale c’è lo scegliere cosa si vuol fare senza pressioni esterne, seguendo le proprie passioni. Solo così, come recita l’antico adagio, non solo ‘non si lavorerà un solo giorno’, ma, soprattutto si aiuteranno i pazienti con gentilezza e preparazione”.
Camilla Tettoni